museo civico regionale

Matteo Calabrò
I Coniugi in Silenzio


Il Museo Regionale di Messina, ospitato dal 1914 negli ambienti di una ex filanda, ha vissuto nel tempo varie trasformazioni e si presenta tuttora come una realtà in fieri, in attesa del prossimo trasferimento nella nuova e più ampia sede adiacente. La raccolta, costituita intorno al nucleo centrale di opere provenienti dall’ottocentesco Museo Civico di Messina e alimentata dalla congerie di reperti recuperati dopo il devastante sisma del 1908, rimane la più completa (per quanto frammentaria)
documentazione delle complesse e stratificate vicende culturali messinesi. Il percorso attuale, allestito negli anni ’80, presenta al visitatore una rassegna integrata di dipinti, sculture, frammenti architettonici, argenti, tessuti, ordinati in successione cronologica, dal medioevo al XIX secolo. Di particolare interesse: il Polittico di San Gregorio di Antonello da Messina (1473) nonché la tavoletta di recente acquisizione a lui attribuita e le due tele del Caravaggio, L’Adorazione dei pastori e la Resurrezione di Lazzaro (1608-1609).

The Museo Regionale di Messina, which has been hosted since 1914 in the building of a former spinning mill, witnessed several transformations throughout time and still appears as a reality in progress, awaiting the forthcoming transfer into the new, broader adjacent seat. The collection, established around the core of works coming from the 19th century’s Museo Civico di Messina and supplied by the mass of finds recovered after the devastating earthquake of 1908, remains the most complete (even though fragmentary) documentation of the complex stratified cultural events
occurred in Messina. The current routing, set up in the Eighties, shows the visitor an integrated exhibition of paintings, sculptures, architectural fragments, silverware, and fabrics in chronological order, from the Middle Ages to the 19th century: of particular interest: the Politicco di San Gregorio (Saint Gregory’s polyptych) by Antonello da Messina (1473), as well as the recently acquired panel ascribed to him and the two Caravaggio’s canvases L’Adorazione dei pastori (The Adoration of the shepherds) and Resurrezione di Lazzaro (Lazarus’ Resurrection) (1608-1609).

Stefania Lanuzza

MUSEO CIVICO REGIONALE
Viale della Libertà 465
98121 Messina, Italy
tel. +39 090 361292/3

www.regione.sicilia.it/beni culturali


Girolamo Alibrandi, Presentazione al Tempio, 1519
tavola / panel, 452 x 351 cm

Realizzato per l’altare maggiore della chiesa della Candelora e successivamente trasferito nella chiesa di San Nicolò dei Gentiluomini, il dipinto è entrato a far parte delle collezioni del Museo in seguito al terremoto del 1908, ridotto in oltre trecento frammenti. Celebrato da tutte le fonti come il capolavoro assoluto dell’Alibrandi, diversi e complessi sono i riferimenti culturali che è possibile rintracciare in esso, dagli echi della pittura antonellesca all’evidente influenza di Cesare da Sesto, di Raffaello (non a caso l’Alibrandi era soprannominato dai contemporanei il “Raffaello di Messina”) e Sebastiano del Piombo, insieme all’assimilazione della pittura nordica, come lasciano chiaramente intendere l’attenzione riservata agli elementi naturalistici e il segno limpidissimo.

Carried out for the high altar of the Candelora church and then transferred into the church of San Nicolò dei Gentiluomini, the painting became part of the Museum collections after the earthquake of 1908, which reduced it into more than three-hundred fragments. Celebrated by all the sources as Alibrandi’s absolute masterpiece, several complex cultural references can be traced in it, from echoes of Antonello da Messina’s painting to the evident influence of Cesare da Sesto, of Raffaello
(not by chance did the contemporaries nickname him “Messina’s Raffaello”) and Sebastiano del Piombo, together with the assimilation of the Northern painting, as it is clearly hinted by the attention reserved to the nature elements and by the very limpid sign.

Giampaolo Chillè

Matteo Calabrò
Né en / Born in 1978
Il vit et travaille a / He lives and works in Lyon
fabtchang@hotmail.com

Il Miracolo dell’Uccello, 2004
filo d’acciaio, asticelle di legno, palla di ferro, piuma / steel wire,
wood crossbar, iron ball, feather

L’installazione di Matteo Calabrò tende ad esprimere, in maniera sintetica e quasi simbolica, il fascino esercitato sull’autore da uno dei più interessanti dipinti del Museo Regionale di Messina: la Presentazione al Tempio di Girolamo Alibrandi. L’opera contemporanea si sovrappone a quella antica tentando con questa un dialogo che si traduce sul piano formale in una sorta di incontro-scontro, il cui risultato rimane libero a interpretazioni diverse che vanno al di là del puro fatto visivo.
(Giampaolo Chillè)
Confrontarsi e dialogare con l’arte del passato è un’operazione senza dubbio stimolante ma complessa e persino insidiosa quando di questo passato non rimangono che enigmatici brandelli.
Matteo Calabrò ha cercato di tradurre la rigorosa costruzione prospettica della rinascimentale Presentazione al Tempio in una forma tridimensionale, attraverso una aerea gabbia che diviene simbolo di una dimensione astratta e al contempo spazio appena vissuto e già abbandonato.
(Stefania Lanuzza)

Matteo Calabrò’s installation tends to express –synthetically and almost symbolically– the charm exerted on him by one of the most interesting paintings in the Regional Museum of Messina: the Presentazione al Tempio by Girolamo Alibrandi. The contemporary work overlaps the ancient one attempting a dialogue with the latter which translates into a sort of an encounter/quarrel whose result is free for different interpretations which go beyond the mere visual fact.
(Giampaolo Chillè)
Facing the art of the past and setting up a dialogue with it is doubtlessly a stimulating though complex and even insidious operation, when nothing is left of such past but enigmatic shreds. Matteo Calabrò tried to translate the rigorous perspective construction of the Renaissance’s Presentazione al Tempio (Presentation to the Temple) into a 3D form, through an overhead cage which becomes the symbol of an abstract dimension and, at the same time, a space which has been abandoned as soon as experienced.
(Stefania Lanuzza)

Giampaolo Chillè
Stefania Lanuzza



Argentiere messinese, Manta
seconda metà del sec. XVII / second part of 17th century
argento e rame dorato, tela e legno / silver and copper gilt, canvas and wood
61 x 52 cm
supporto / support 105 x 83 cm

L’opera fa parte di un’interessante serie di mante in argento, esposte nelle sale del Museo Regionale, realizzate per impreziosire antiche immagini religiose destinate alla devozione, secondo un uso che vanta a Messina un’antica tradizione e che trova nella celebre manta d’oro della Madonna della Lettera, eseguita da Innocenzo Mangani (1668), l’esempio più significativo. Inserita entro una ricca cornice di legno dorato e intagliato rappresenta la Madonna della Catena. Illeggibili sono oggi i volti della Vergine e del Bambino, dipinti su un fondo di rame dorato lievemente rabescato. Impresso sull’opera è il marchio dell’argentiere Michele Rizo o Riso, la cui attività è documentata a Messina e in provincia nella seconda metà del XVII secolo. Impossibile è, allo stato attuale degli studi, precisare se egli abbia punzonato l’opera in qualità d’artefice o di console saggiatore.

The work is part of an interesting series of silver artworks, exposed in the halls of the Regional Museum, which have been carried out to embellish ancient religious images destined to devotion, in compliance with a practice which boasts an ancient tradition in Messina and whose most significant example is the renowned golden image of the Madonna della Lettera (Our Lady of the Letter), carried out by Innocenzo Mangani (1668). Surrounded by a rich gold-plated, carved wood, it represents the Madonna della Catena (Our Lady of the Chain). The faces of the Virgin and Infant Jesus, painted on a background of golden, lightly arabesque copper, are nowadays undecipherable. The work is engraved with the mark of silversmith Michele Rizo or Riso, whose activity is documented in Messina and throughout the province in the second half of the 17th century. It cannot be ascertained in the current status of the studies whether he punched the work as author or assayer consul.

Giampaolo Chillè

I Coniugi in Silenzio

Salvatore Raimondo
Nato a / Born in Barcellona Pozzo di Gotto (ME), 1980
Vive e lavora a / He lives and works in Barcellona Pozzo di Gotto (ME)
salvaraim@libero.it

Daniela Milone
Nata a / Born in Napoli, 1979
Vive e lavora a / She lives and works in Barcellona Pozzo di Gotto (ME)
milaus33@virgilio.it

Manta da luna park, 2004
polimaterico su tavola / different materials on wood
190 x 130 cm

L’istallazione, il cui titolo risulta mutuato da una geniale autobiografia di Carmelo Bene edita nel
1983, sembra esprimere pienamente il valore dato all’apparenza dalla società contemporanea e il suo potere mistificatore. Rivestita e travestita, variamente paludata, ritoccata da bisturi e silicone, la realtà supera quotidianamente la più fervida fantasia, oltrepassando il limite del possibilismo e del paradosso, celebrando le assurde smanie di protagonismo assoluto di chi ritiene che “essere” sia solo un verbo ausiliare.
(Giampaolo Chillè)
L’ironia scanzonata dei Coniugi in Silenzio priva di sacralità l’icona mariana, o meglio, il suo paludamento barocco, con il gesto ludico e provocatorio del sostituirsi all’immagine divina approfittando della sua “scomparsa”: uno slancio di attivismo esibizionista che intende coinvolgere lo spettatore occasionale, riscattandolo dalla visita di routine, per proiettarlo inaspettatamente in un clima da Luna Park.
(Stefania Lanuzza)

The installation (whose title is borrowed from a brilliant autobiography of Carmelo Bene, published in 1983) seems to fully express of the value given to appearance in the contemporary world, as well as its mystifying power. Coated and disguised, variously inflated, touched up by scalpel and silicone, reality exceeds the most lively fantasy every day, thus going beyond the limits of possibilism and paradox and celebrating the absurd craving to be the absolute protagonist of those who believe that “being” is nothing but an auxiliary verb.
(Giampaolo Chillè)
The free-and-easy irony of the Coniugi in Silenzio (The silent couple) deprives the icon of the
Madonna from its holiness and from its Baroque sumptuousness by the playful provocative gesture of standing in for the divine image taking advantage of its “disappearance”: an outburst of exhibitionist activism which intends to involve the occasional spectator, redeems him/her from the routine visit to unexpectedly throw him/her into a Fun-Fair atmosphere.
(Stefania Lanuzza)

Giampaolo Chillè
Stefania Lanuzza