Nico Angiuli
Nico Angiuli
Tirana - Albania
Un progetto che, a partire dal 2009, ha coinvolto comunità locali di agricoltori, migranti, etnografi, istituzioni e danzatori archiviando in forma video i gesti delle mondine Piemontesi, del lavoro magrebino nei vitigni spagnoli e degli ulivi.
Nico Angiuli ha avviato nell'aprile del 2014 un laboratorio partecipato nel nord dell'Albania con i coltivatori e lavoratori del tarabosh, il tabacco tipico albanese. Ora intende proseguire nell’indagine storico-architettonica sui tabacchifici di Stato oggi chiusi, convertiti e/o danneggiati, tutti luoghi che diventeranno, in termini video, lo sfondo scenografico su cui i lavoratori del tabacco danzeranno il loro lavoro.
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Ente invitante
Tirana Art Lab - Tirana Art Lab è stata fondata nel 2010 con l'obiettivo di promuovere gli artisti emergenti provenienti da Albania ed Europa centrale, orientale e sudorientale. Inoltre commissiona e supporta le nuove produzioni di artisti nazionali ed internazionali.
di Virginia Giustetto
Nico Angiuli è un artista a tuttotondo, i cui interessi muovono dalla scultura al cinema, dalla fotografia alle performance sonore. Nico ha seguito Belle Arti tra Roma e Bari e ha concluso gli studi universitari nel 2010, con il biennio magistrale in Produzione e progettazione di Arti Visive allo IUAV di Venezia. Tra il 2006 e il 2010 ha collaborato con il collettivo romano Stalker di Romito e Careri. Nel 2007 ha fondato ilmotorediricerca lavorando a progetti tra Italia, Grecia e Albania. Ha seguito il film Otnarat, che mette in scena una Taranto senza l'industria pesante. Tra il 2008 e il 2011 ha realizzato un ciclo scultoreo basato sulla reincarnazione di Pino Pascali e una serie di performance e progetti legati al mondo del lavoro contemporaneo, tra i quali Ma Vai a Lavorare! Le piastrelle sono intenzioni, La Danza degli Attrezzi.
È stato più volte artist in residence: nel 2011 a Venezia, presso la Fondazione Bevilacqua LaMasa; tra il 2012 e il 2013 in Spagna; nel 2014 in Svizzera, ospite di Benoit Antille e Federica Martini nella Villa Ruffieux. Al momento sta lavorando a due film: il primo, Tre Titoli, ha come tema la ciclicità della violenza nelle terre di Giuseppe Di Vittorio; il secondo, in co-regia con Fabrizio Bellomo, mette al centro Anna Oxa e le relazioni mediatiche tra popolo albanese e Tv Italiana.
Non è la prima volta che ti rechi in Albania. Con questo viaggio, infatti, intendi proseguire l'indagine storico-architettonica sui tabacchifici di stato oggi chiusi, convertiti e/o danneggiati, cominciata nel 2014. Tali luoghi diventeranno lo sfondo scenografico su cui i lavoratori del tabacco “danzeranno” il loro lavoro. Ci racconti come può essere descritta, brevemente, la “danza degli attrezzi”?
La danza degli attrezzi ha inizio nel 2009 grazie alla Fondazione Claudio Buziol e ad Andrea Lissoni, i primi a crederci. Il progetto relaziona il gesto agricolo alla meccanizzazione: sono indagate le principali colture contemporanee, dalla vite al tabacco, dal sale al riso, ognuna carica di immaginari e retoriche; applico una traslazione di funzione al lavoro che, senza l'attrezzo e spostato di luogo, diventa performance. I lavoratori delle diverse coltivazioni vengono invitati a coreografare le tecniche di coltivazione dando forma a un videoarchivio di gesti. La ricerca avviata lo scorso anno in Albania grazie a Gabi Scardi e al premio NCTM per l'Arte, ha coinvolto i produttori di tabacco del Nord, nella zona di Sheldija, dove ci sono comunità isolate che producono piccole quantità di tabacco per il mercato interno. In questi mesi post-produrremo il video e comporremo la soundtrack. A tal riguardo penso a una specifica riflessione del gesto in relazione al potere: il lavoro in Albania, infatti, è stato uno dei principali strumenti di propaganda politica; Enver Hoxha aveva costruito un comunismo scientifico industriale basato sulla costruzione delle grandi opere pubbliche e sulla meccanizzazione del lavoro. In questo senso cerco di raccordare il gesto del singolo lavoratore (dell' uomo nuovo socialista – njeriu i ri socialist) al gesto collettivo imposto dal leader.
Come hai conosciuto il Tirana Art Lab e come è nata la collaborazione?
Tramite Stefano Romano e Leone Contini, amici artisti che lavorano nei Balcani.
Come si strutturerà una giornata tipo durante la tua residenza?
Una prima fase sarà legata alla ricerca degli ex tabacchifici di Stato, che intendo fotografare al fine di usarli come background scenico in fase di montaggio video; quindi ascolterò e selezionerò diversi materiali d'archivio del kinostudio (archivio video di Stato) da cui estrapolare le parti utili a comporre la soundtrack; infine mi occuperò dello sviluppo del video con la tecnica del cut-motion e con la post-produzione di rifinitura. Prevediamo una mostra negli spazi del Tirana Art Lab entro l'estate.
Quali saranno i principali esiti di quest’esperienza? Parte del lavoro confluirà anche in Italia?
Il video sul tabacco si aggiunge a quelli realizzati sul riso, sulla vite e sull'ulivo. Il videoarchivio proseguirà per altre quattro cultivar, non so ancora quali né dove, aspetto consigli a riguardo. Tra giugno e luglio sarò a New York su invito della Dena Foundation, per una residenza da ART OMI, dove continuerò a confrontare il progetto con critici e curatori internazionali in un serrato calendario d'incontri. In prospettiva ho intenzione di sviluppare una regia di teatrodanza a partire dal videoarchivio e dal suo sviluppo in forma di piece. Per quanto riguarda l'Italia credo che, a breve, avrò occasione di partecipare a mostre e rassegne. Dal Piemonte, alla Spagna, all’Albania.
La danza degli attrezzi con gli anni ti ha portato a muoverti da un luogo all’altro dell’Europa. Hai già in mente quale sarà la tua prossima destinazione?
Vorrei lavorare sul cotone, una coltivazione legata alle colonie europee in Africa, per poi passare alla canapa e infine al sale.