Nel nome di Maria

Nel nome di Maria

“Nel Nome di Maria” trae spunto e rielabora un fatto di cronaca mafiosa avvenuto a Palermo il 14 Novembre del 1982.

La domanda che ha preceduto per molti anni (quasi 9) la stesura di questa drammaturgia nasce dall’esigenza di rispondere a un dubbio incessante che segna molte storie (sicuramente la mia) : “Sarebbe potuto andare diversamente?”.

Maria Lo Bello, protagonista del testo risponde inconsapevole a questa domanda per tutta la durata dello spettacolo con un flusso di coscienza verace e ironico fragile e disincantato raccontando  l’incontro e l’amore che l’ha portata a  “zitarsi” – fidanzarsi -  con Calogero (Lillo per gli amici) Zucchetto; in questo dialogo incessante viene accompagnata da una guida, una “parca benevola” raccontando la vergogna per la sua terra così martoriata dalla guerra mafiosa e la nascita di un amore sognante ma pratico con cui comprende che una vita insieme è possibile. 

La colonna portante dello spettacolo è il concetto di Tempo_Spazio, troviamo infatti Maria che attende irrequieta, concitata, comica e spaventata in un luogo-nonluogo che capiamo in seguito essere un punto vivo della città di Palermo; Maria e la guida sono quindi in costante attesa di Lillo, a questa attesa partecipa anche il pubblico, coinvolto attivamente in uno scambio emotivo costante e sincero, che cerca di mettere la basi per poter riflettere “nel tempo presente ” su cosa vuol dire - vivere in un luogo pregno di atteggiamento mafioso. 

I toni sono intrinseci di ironia che nei momenti più intimi lascia spazio a un profondo, buio rammarico. I personaggi vivono in uno spazio vuoto, mutevole e multiforme che tende all’onirico, l’elemento sonoro appositamente composto da Domenico Gargano crea l’habitat volutamente rarefatto adatto per la loro rappresentazione.