CAOS CASO COSA

CAOS CASO COSA

CAOS

Il caos ha delle origini profonde nella nostra cultura: nelle mitologie antiche il Caos (universo disordinato) è quasi sempre contrapposto al Cosmo (universo ordinato). Per Platone il Caos è il luogo originario della materia informe e rozza a cui attinge il Demiurgo per la formazione del mondo ordinato, il Cosmo. Anche la cosmogonia egizia, i miti cinesi e indiani della creazione dell’universo si muovono sulla stessa linea.

In seguito, in tempi più recenti, nuovi sviluppi scientifici (in termodinamica le teorie dissipative di Prigogine, ma anche il principio di order from noise di von Foerster, o le teorie di Edgar Morin), ci hanno portato a realizzare che ordine e disordine possono e devono coesistere. Addirittura che tutto ciò che è fisico, dagli atomi agli astri, dai batteri agli uomini, ha bisogno del disordine per crescere, organizzarsi e diventare infine sistema ordinato.

In altri termini, dai vari studi sopracitati, e dalla storia stessa, si può trarre l’osservazione che il caos è un vero e proprio archetipo dell’essere umano e, in quanto tale, universale. 

COSA

Partendo da questi fondamenti “CAOS–CASO–COSA” nasce come uno studio del cambiamento della forma, della consistenza e dell’energia di un corpo in stato di quiete sottoposto ad uno stimolo esterno (la musica). Questo stimolo provoca un caos attraverso il quale si giunge ad un nuovo stato di ordine. Quest’azione è ripetuta più volte in una ciclicità che a sua volta rappresenta l’ordine e di conseguenza il disordine dal quale si è partiti. 

“CAOS–CASO–COSA” è un sistema mobile che si organizza in modo differente a seconda del luogo in cui viene ospitato: è dunque possibile proporlo in differenti allestimenti.

Il pubblico ha una funzione preponderante perché è inglobato nella performance e diventa quindi una componente casuale che dà luogo a possibili imprevisti. 

Sulla scena la danzatrice ed i musicisti lavorano in un rapporto di sincronicità: “un legame tra due eventi che avvengono in contemporanea, connessi tra loro ma non in maniera causale, cioè non in modo tale che l'uno influisca materialmente sull'altro (…) come due orologi che siano stati sincronizzati su una stessa ora.” (C. G. Jung)

CASO

In conclusione “CAOS–CASO–COSA” può essere interpretato come l’allegoria della vita stessa di un uomo, impegnato ad affrontare i cambiamenti che il caos mette lungo il suo cammino.

In un certo senso si tratta di un triangolo: sul primo vertice lo studio e l’osservazione dell’infinitamente grande, sul secondo vertice dell’infinitamente piccolo e inevitabilmente, sul terzo vertice, l’infinitamente umano.

“CAOS-CASO-COSA” è una ricerca di movimento, dissociata dalla pura forma estetica, che considera come parametri fondamentali: il peso, lo spazio, il flusso, il tempo e l’energia. Partendo da questo concetto il codice comunicativo utilizzato è sì quello della danza ma non intesa come tecnica o stile predefinito, ma come ricerca personale attraverso l’esperienza del movimento danzato, al fine di valorizzarne l’espressione.

“CAOS-CASO-COSA” vuole essere un linguaggio emozionale, per molti aspetti semplice, che lavora sul movimento fisico ed interiore scremando il troppo, il superfluo e trasmettendo un ventaglio variegato di emotività.