Mnemosine

Mnemosine

Le fotografie scattate dalla mia famiglia tra il 1991, anno della mia nascita, e il 1997, sono state strappate e distrutte.Privandomi dell’ancoraggio all’infanzia che quasi tutti i figli degli anni ‘90, ultimi della fotografia analogica e dei grandi album cartacei, nascondono in qualche angolo delle loro librerie.Mnemosine è frutto della necessità impellente di dare una forma ai propri ricordi, invadendo fisicamente quelli degli altri.Ho raccolto le fotografie di famiglia dei miei coetanei, simili per qualità e ambientazioni alle mie, e ne ho preso possesso con la pittura.  Sfogliando pagine di immagini che non mi appartenevano ho selezionato le più universali, quelle che tutti raccolgono nel proprio album, unendole a fotografie che mi ricordavo le poche che sapevo di aver scattato.Tra le pagine vi sono quindi momenti spontanei e momenti orchestrati. Durante il lavoro sulle fotografie, cariche di emozioni altrui, questi oggetti hanno abitato con me e vi ho lentamente trasportato se stesso, traslando i ricordi che appartenevano alle vecchie immagini sugli scatti appena trovati. Per esplicitare la mia presenza in esse ho usato la pittura; questa invade le immagini lentamente, un punto alla volta, creando l’illusione di un processo in costante divenire. In modo quasi parassitario, minuscole gocce di acrilico riempiono le parti mancanti di ogni immagine, talvolta riprendendone parzialmente i colori, altre creando  con esse eleganti contrasti, ma comunque allontanandole inesorabilmente dai loro primi ospiti, senza mai cercare una continuazione con l’immagine fotografica.Il pointillisme astratto ricorda l’edera che si arrampica sulle facciate dei palazzi, cancellandone le architetture originali e creando relazioni tra edifici di luoghi e epoche lontanissime. Il colore risuona tra una fotografia e l’altra, unico elemento ripetuto in ogni immagine, le lega indissolubilmente: le differenze si perdono, i vortici di punti prendono il sopravvento e non si cerca più di capire chi siano i soggetti, riconoscendo la pittura come protagonista trainante della storia.Il filo rosso che unisce le fotografie è ancora familiare, ma queste invece di restituire l’immagine passata di qualcuno, accolgono quella del mio presente, attraverso ogni punto di acrilico. Un dialogo di colore lungo 24 scatti, personale e universale, in cui la memoria cancellata riemerge da un piccolo furto del passato altrui.