c'è lo vedi?
c'è lo vedi?
installazione interattiva 2008-in progress
Il primo prototipo dell’installazione “c’è, lo vedi?” rispondeva all’impulso di creare una piattaforma interattiva e multiutente, che permettesse di sperimentare un ambiente condiviso. In seguito, col gioco di suoni simili tra “c’è” e “cie” diventava possibile interpretare la frase in “cielo vedi?” trovando così tutti i presupposti per considerare conclusa questa prima fase. Gli elementi verbali diventano formula di partenza e/o arrivo per costruire un primo approccio ludico con il pubblico e applicare quel metodo multisensoriale di fruizione, ormai imperativo nel lavoro di Manuela Mancioppi. Mancava il coinvolgimento dell’utente, presto risolto dalla struttura stessa dell’installazione e dalla serie di richieste che vedono il corpo come centro della ricerca. Nell’indagine sui sistemi sensoriali che potrebbero essere definiti sinestetici, Manuela Mancioppi fa uso del corpo altrui in almeno tre modi distinti: chiede di spostarsi all’interno di un perimetro dato; invita a muoversi in uno spazio orizzontale (al fine di contribuire alla realizzazione dell’opera) e fa si che esso abbia una percezione di sé dentro una dimensione che è visibile agli altri. Il cielo è costituito da una ricerca fotografica da integrare con l’elaborazione manuale e creativa operata al pubblico disposto ad entrare in una tenda da campeggio trasparente. Tenda che si trasforma in aggregato di molte componenti. Una sorta di taccuino aperto sull’arte, scritto a più mani e strumento di analisi comportamentale, oltre che opera frutto di una elaborazione manuale da parte dell’artista. Di fatto, siamo di fronte ad un’installazione che non trova compimento se non tramite la giustapposizione e integrazione dei vari elementi, in cui l’opera non comunica l’esperienza, ma diventa esperienza. Essenziale è il significato che viene prodotto da questa interazione tra spazio materiale proposto e spazi immateriali risultanti, da intendersi come luoghi di creazione di significati altamente condivisi. Lo spettatore infatti non è più tale perché non si tratta della trasmissione unidirezionale di un messaggio. Lo spettatore si trasforma in utente che può cambiare il lavoro con le sue scelte, diventando così un coautore. “c’è, lo vedi?” è una esperienza sensoriale intensa che va molto oltre la visione e che difficilmente potrà trovare un’unica tipologia di conclusione. Le varianti prodotte conferiscono all’opera le sue particolarità, sono materiale da manipolare in un’altra fase di lavoro e danno alla ricerca l’identità di “lavoro in corso” che lo denota come cantiere aperto permanentemente. Matilde Puleo
“c’è lo vedi?” in LINGUAGGI…festival nazionale della performance, 7° edizione, Museo delle Genti d’Abruzzo, Pescara, 2008, a cura di Gabriella Di Censo Cantieri; Progetto Marker, Palazzo Chianini Vincenzi, Arezzo, 2009, a cura di Matilde Puleo; Bitonto Art Festival, id-entità ri-tratte, Torrione Angioino, Bitonto (BA), 2009, a cura di Lara Carbonara, Lucrezia Taglieri, Pierfrancesco Uva.