Longo Simone
Longo Simone
Carrières-sous-Poissy - France
IL PROGETTO
Residenza artistica presso il centro per le arti numeriche e digitali per lo sviluppo del progetto Simultanea e astrazioni con
presentazione finale aperta al pubblico. Una performance audiovisiva multicanale che presenta in versione live
i brani dell'album pubblicato su Solitunes Records. L'origine del lavoro deriva dal fascino per gli stimoli sonori
che ci circondano e che inconsapevolmente creano figure complesse diventando un'esperienza acustica personale.
ENTE OSPITANTE
Château Éphémère è un terzo posto culturale dedicato alla creazione residenziale digitale, specializzato in innovazione sonora e musicale, situato in un sito del patrimonio convertito - Château Vanderbilt. Fabbrica artistica al crocevia di sperimentazione, arti digitali, ricerca e musica elettronica, il castello offre contenuti e attività alla portata di tutti, soprattutto attraverso i suoi laboratori e gli orari pubblici.
Si dice che la tua sperimentazione musicale nasca da una grande passione per le nuove tecnologie. È così?
In parte. Le nuove tecnologie hardware e software mi interessano, ma non è un interesse fine a se stesso. Quello che ricerco è un nuovo linguaggio espressivo, personale, e in questo senso la computer music e programmi come MaxMSP sono mezzi utili per la creazione e l’elaborazione di suoni inauditi – letteralmente inauditi.
Detto questo, il mio rapporto con la musica elettronica nasce molto tempo fa, al conservatorio, dove ho potuto approfondire molti aspetti compositivi legati soprattutto alla spazializzazione del suono. La mia volontà è di creare opere sonore che rivoluzionino il processo di ascolto. Un esempio: in passato ho realizzato installazioni smontando macchinette del caffè e inserendovi degli altoparlanti, e ho fatto lo stesso con delle bottiglie che un gruppo di minatori portava con sé nelle cave. In questo senso, lavorare sull’hardware mi ha permesso di intervenire direttamente sul paesaggio sonoro, ma è ovviamente un modo di intendere l’hardware che fa riferimento alla Sound Art, più che alle nuove tecnologie, tant’è vero che molti musicisti mi definiscono più un artista in senso allargato, e viceversa. Io, di mio, tendo a parlare di me come sound designer.
In che modo tutto questo è sfociato in Simultanea e astrazioni?
Simultanea nasce da un particolare tipo di fascinazione che ha a che fare proprio con il processo di ascolto nello spazio. Mi succede spesso di incappare in eventi sonori che accadono in contemporanea nell’ambiente che mi circonda e che sembrano combinarsi a formare una vera e propria partitura musicale. Il fischio dei treni in stazione, i passi ripetuti, la voce di una persona al telefono. Si tratta di suoni che si incontrano e, sovrapponendosi, non sono più intelligibili allo stesso modo, acquisiscono una forma cangiante. Tutto questo mi entusiasma e ha ispirato la mia composizione.
E se il concetto di Simultanea ha che fare con lo spazio fuori, astrazioni ha a che fare con il tempo dentro. Nel disco ci sono molte tracce, alcune davvero brevi, pensate per creare una bolla e immergere chi ascolta in un tempo a diversa andatura. È musica che distorce, così intensa che non sembra durare così poco.
Come è stato presentare il progetto live allo Château Éphémère?
La performance di chiusura è stata un momento di restituzione, di festa e di scambio, un’occasione per invitare tutti coloro che lavorano allo Château e mostrare quello che ho potuto produrre in due settimane. Dico mostrare non a caso, perché Simultanea e astrazioni è in realtà un progetto audiovisivo. Dal 2017, infatti, la mia ricerca è orientata anche all’interazione fra suono e immagine, interazione che ha preso pieno corpo durante il live, grazie a dei megaschermi.
E continuerai in questa direzione anche in futuro?
Non credo, almeno per ora. Dopo quattro anni di sperimentazione in questo campo, mi sento saturo. Ora sento il bisogno di tornare, almeno per un periodo, a quella che era la sola ricerca sonora e musicale.
L’intelligenza artificiale, a cui anche io ho fatto ricorso, oggi ha portato a una forma di Visual Art basata soprattutto sul morphing. All’inizio era un’innovazione, c’era spazio per sperimentare. Ma ora che lo fanno in molti, io non sento più la spinta per fare ricerca artistica in quel senso. Perciò, a novembre pubblicherò un album che sarà di solo suono, senza interazione visiva.