Installazione"Seascape"per la mostra Box3-La città che muta presso il MLAC 6 luglio 2010 di Roma di Barbara Coviello

Installazione"Seascape"per la mostra Box3-La città che muta presso il MLAC 6 luglio 2010 di Roma di Barbara Coviello

“Seascape” impone una riflessione sull’elemento acqua. Guardando l’opera del celebre artista siciliano la prima cosa che si nota è l’elemento acqua nella sua forza e nel suo dominio sugl’altri elementi. L’acqua è ovunque: è il settanta percento del pianeta terra, così com’è il settanta percento del nostro corpo. E secondo gli scienziati questa percentuale è destinata a crescere. L’acqua domina il mondo è indispensabile alla nostra sopravvivenza così come a quella del pianeta terra; è l’elemento duttile e modificabile per  eccellenza, non ha forma ma allo stesso tempo ha tutte le forme possibili: è indefinibile e invincibile proprio perché è eternamente cangiante. Può essere selvaggia, come quella di una cascata. In questo caso dobbiamo renderci conto che non si tratta di una natura dolce e bucolica; ma di una natura più forte di noi che se vuole può ucciderci. Può toglierci la vita, come un terremoto e una tempesta ma può anche darci la vita: tutti gli scienziati concordano che le prime forme di vita sono nate in acqua. Così in pesci rossi che nuotano tranquilli servono proprio a ricordarci la nostra dipendenza da questo elemento: siamo anche noi come i pesci rossi che nuotano sereni non pensando che l’acqua può anche toglierci la vita con la propria assenza. Poi l’opera mette in luce la dimensione pubblica dell’elemento e quella privata: quella pubblica è rappresentata dalla fontana, opera pubblica per eccellenza, quella privata dalla bagnante rappresentata nei quadri alle pareti. Il tema della bagnante è stato da sempre usato nella storia dell’arte ma questa bagnante contemporanea non solo si rilassa facendo il bagno serenamente: non ha un rapporto solo piacevole e sensuale con l’acqua. In uno dei quadri la modella viene rappresentata mentre tiene in mano un rubinetto e ha letteralmente l’acqua alla gola. L’espressione idiomatica “avere l’acqua alla gola” è molto forte e non ha bisogno di essere spiegata. Quello che stride è proprio questa dicotomia tra il piacere di guardare e di ascoltare quest’opera e quello che ci sta dicendo. Ci invita ad una riflessione del nostro rapporto con quest’elemento di cui noi siamo così dipendenti da poter perdere la vita sia a causa della sua presenza che della sua assenza.