L'orologio

L'orologio

Giocherellava con quel pezzo di metallo tondo, lo sfilava dalle dita e si soffermava in attimi alternati sul freddo mignolo. L'orologio digitale lampeggiava le ventitré e quarantacinque: un caso che le cifre fossero in ordine numerico. Due. Tre. Quattro. Cinque. L'uno non c'era, si era perso nel tempo, si era perso con il passo di un vecchio che zoppo camminava per le vie lastricate della città. Quell'uno indicava il primo pensiero della mattina, un volto, un sorriso, la morbida curva di un dente appena accennato. Un profumo, un secondo, un minuto, un giorno. Aprì il cassetto e prese la prima maglia di lana che trasmetteva rassicurante calore, se la mise e si rannicchiò sulla sedia, iniziando a stuzzicare il taglietto che pian piano si faceva più evidente sul suo labbro. Fissava il fondo del bicchiere di latte, dove lentamente si depositavano i residui dei biscotti da poco inzuppati. Spostò di nuovo gli occhi su quelle cifre lampeggianti: il minuto aveva oltrepassato la mezzanotte durante un corsa ad ostacoli di sessanta secondi. Zero, zero, zero, uno. Eccolo lì, il numero smarrito. Uno. Un passo, una parola, un bacio, uno sguardo. E poi ricordi in sequenza, che crescenti si sommavano sulle dita della mano. La bellezza di quel singolo istante, diventò proprio quel vago e inebriante senso di viaggiare nel tempo, proprio come il numero uno.