RATTI - Talent show per un'apocalisse con finale aspettacolare
RATTI - Talent show per un'apocalisse con finale aspettacolare
Concept, progetto, regia Paolo Panizza Testo di Paolo Panizza e Agnes Oberauer Soundartist Jacopo Cenni Scenografia Blandine Granier Costumi Regina Celeste Braida
Performers Marica Mastromarino, Giacomo Toccaceli e Simone Tudda
Spettacolo finalista alla Biennale di Venezia College per registi u35 2022.
Si ringrazia Nau Ivanow, Lab121 e Spazio NIN
Slam poetry di Alberto Dubito / Disturbati dalla CUiete - Periferie arrugginite 2.0.12
Con il sostegno di MOVIN'UP SPETTACOLO – PERFORMING ARTS 2023/2024. A cura di MIC Ministero della Cultura - Direzione Generale Spettacolo e GAI - Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani insieme con Regione Puglia - TPP Teatro Pubblico Pugliese e con GA/ER – Associazione Giovani Artisti dell’Emilia Romagna.
Foto di Masiar Pasquali.
“È scoppiato un incendio nelle quinte di un teatro. Un clown è uscito per avvertire il pubblico; pensavano che fosse uno scherzo e applaudirono. Ci riprovó; il successo fu ancora maggiore. Penso che il mondo finirà così: tra gli applausi generali delle persone intelligenti che credono che sia uno scherzo”. - Søren Kierkegaard
SINOSSI
ἀποκάλυψις [-εως, ἡ], sostantivo femminile. Scoprimento, togliere un velo, manifestazione, rivelazione. Un talent show. Tre attori in competizione. Il premio? Un futuro. Il progetto “Ratti” ha come punto di partenza l’esperimento “Universe 25” condotto dall’etnologo John B. Calhoun nel 1973. Un paradiso (per topi) con cibo e acqua illimitati, nessun predatore, nessuna malattia, in cui l’unico fattore di mortalità era l’invecchiamento. I vecchi restavano più a lungo, lasciando i più giovani a competere per un proprio ruolo sociale. Ciò portò alla demolizione dell’organizzazione sociale, all’annientamento dell’individuo e alla dissociazione. Ripetuto più volte l’esperimento portava ogni volta alla stessa dinamica e risultato: la lenta e totale estinzione. Lo spettacolo tratteggia questo potenziale scenario, dove la dinamica del talent pone al centro le paure e i sogni dei giovani attori protagonisti, qui anche messaggeri di una generazione. Qui, l’esperimento raccontato da un’incorporea voce fuori campo, diventa un pò favola, ma anche un po’ una fiaba che svela, ammonisce, da speranza e condanna. Un’infernale talent show in cui i concorrenti hanno un unico obiettivo: avere un futuro. Uno spettacolo sulla crisi delle giovani generazioni, del sistema teatrale, del mondo del lavoro, della società. Il cui finale non può che non essere aspettacolare.
NOTE DI REGIA
L’esperimento come monito. Base per una realtà che diventa un pò favola e fiaba da raccontare a noi stessi più che agli altri, il grido d’allarme di una generazione. Il lento franare della terra sotto i piedi. Un processo per un’apocalisse in cui non c’è nessun meteorite, nessuna bomba, nessun tifone, nessun evento spettacolare che ponga la parola fine alla katabasi. Apocalisse come processo, come disvelamento. Un film che si moltiplica, si ripete a pocadistanza di tempo. Anime, non personaggi, che abitano un cerchio di polvere bianca, polvere d’ossa di chi non ci è riuscito. Senza un arco, una reale evoluzione psicologica, lasciati in balia degli eventi. Unica certezza? Le condizioni di partenza e il desiderio di realizzare il proprio film-libro-maglietta per poter esistere. A riprendere questo inferno che si manifesta, c’è un drone come quelli usati al giorno d’oggi. Questo lavoro è stato frutto di un lavoro di devising theatre, in cui il testo è emerso dal processo di ricerca. Un talent show a tratti provocatorio, voce di un malessere profondo e concreto.
STAMPA
Chiara Palumbo scrive: " Sul palco ci sono, in ogni caso, tre attori che spingono la loro tecnica e i loro corpi fino alla soglia della sopportazione: varrebbe da solo il prezzo del biglietto il finale, infinito, angoscioso e programmaticamente aspettacolare, dove la sorte dell’artista essere umano è la danza allucinata di una lenta agonia, dove, se ci si concede la metafora, nessuno ha stabilito il confine fra palcoscenico e sedia elettrica. Se però si vuole (e si dovrebbe) pagare il biglietto per vedere Ratti, lo si fa inchiodandosi a vedere un Hunger Game che fa impallidire le versioni annacquate dei film per ragazzi, dove l’unico premio possibile è una – pallida, lontana – idea di futuro. Piuttosto, se va bene (e non è detto) una qualche forma di sopravvivenza."
https://www.artapartofculture.net/2024/06/03/ratti-e-lincubo-della-realta/
LINK SITO
https://www.ppanizza.com/rats-talent-show-for-an-apocalypse-with-aspectacular-ending/