La scultura si proietta nel futuro
La scultura si proietta nel futuro
Sul bianco marmoreo di Carrara si inscena una rappresentazione dedita a perdurare nel tempo. L’azione è raggelata in un preciso istante e trova il proprio compimento nell’immaginario dell’osservatore. Fisicamente fermo e con impetuosa tensione la scultura in terracotta, trattenuta da una corda avvinghiata ad una fionda, cerca lo slancio verso un tempo indefinito. I materiali, orchestrati in perfetta sintonia, reggendosi l’uno con l’altro, offrono al destinatario, al momento della ricezione, un dialogo unitario ed armonico.
La figura umana realizzata in creta, materiale tanto elogiato nella produzione scultorea, porta con sé il legame imprescindibile tra l’uomo e la terra. La corda in cuoio richiama al mondo animale e viene trattenuta, controllata dall’umano per poi legarsi al mondo vegetale. Esso è definito con un ramo di alloro, pianta di veneranda sorte, simbolo di potenza e immortalità, costituisce il punto reggente dell’azione.
Il metallo se pur nascosto è presente, infatti, osservando sotto i piedi della figura in terracotta notiamo presenti due lastre circolari di ferro, queste appoggiano su due calamite incassate nel marmo. Ecco che uno oggetto di uso e consumo, come la calamita, viene utilizzato per assecondare il fine della propria natura magnetica sotto un aspetto funzionale appartenente al dominio artistico.
In chiave metaforica questa scultura abbinata al titolo svela il proprio intento di proiettarsi. La scultura nella sua composizione polimaterica si manifesta come autoreferenziale; infatti, essa è il soggetto della azione messa in atto.
L’idea futurista del movimento, della fluidità, in questo caso si manifesta non più nella scultura in sé ma nella mente, nell’immaginario dell’osservatore. L’utilizzo di più materiali però non tarda a ricondurci a quell’arte italiana tipica del Novecento.