Camera due zero tre
Camera due zero tre
Una panchina,
una sigaretta accesa
consumata lentamente
ed il tuo sorriso
che mi spegne ogni dolore.
Come non pensare
al profumo della tua pelle
che mi infuriava d’amore,
e le tue mani sul mio corpo,
come un pianista
che ammira uno spartito...
Quanti ricordi di quei giorni
volati troppo in fretta,
mentre ora vivo di momenti
lontani dal sentirti.
Quanto ancora piango nella notte
se nel pensarti
mi affaccio singhiozzando
al davanzale di una finestra
dove anche la luna
gelosa mi guarda...
E mi manchi...
Mi manchi in quei pensieri
rimasti ad aspettarti
sulla soglia degli scalini di casa.
Mi manchi in questo silenzio assordante,
e mi ritrovo a scalciare le ore
per non vivere una notte
lunga quanto è lunga la distanza
tra due città tanto diverse tra loro.
E mi rimbocco le coperte sul cuore,
sforzandomi di assopire
un sonno interrotto,
quando nel pensarti
non posso che ricordare
quell’ultimo giro
di chiave nella serratura,
in una stanza d’albergo...
camera due zero tre...